Ciò che temo, che temo con gli occhi spalancati e follemente sprofondato nell’angoscia (se potessi dormire come sprofondo nell’angoscia, non vivrei più), è soltanto questa intima congiura dentro di me (che capirai meglio dalla lettera a mio padre, benché non interamente, poiché la lettera è troppo costruita per lo scopo a cui tende) che si fonda, diciamo, sul fatto che io, non essendo nel grande giuoco degli scacchi neanche pedina di una pedina, anzi tutt’altro, ora, contro le regole del giuoco e per confonderlo, pretendo di occupare persino il posto della regina – io, pedina della pedina, dunque pezzo che non esiste neanche, che non prende neanche parte al giuoco – e poi forse anche il posto del re stesso o magari di tutta la scacchiera, e che, se lo volessi davvero, ciò dovrebbe avvenire in un modo diverso, più disumano
Franz Kafka
Lettere a Milena