Sabato 7 maggio alle 18:30, per la chiusura della stagione teatrale di Speakeasy Varese, al Teatro Gianni Santuccio di Via Sacco, si terrà un incontro sul tema migrazione.
Ospiti della serata, Silvestro Pascarella, giornalista d’inchiesta e autore de La rivoluzione della verità, un viaggio nell’Afghanistan di oggi (©2015 Edizioni dEste) e l’ex Capitano dell’Esercito Afghano Farhad Bitani, autore del libro autobiografico L’ultimo lenzuolo bianco. L’inferno e il cuore dell’Afghanistan, ©Guaraldi Editore.
Durante l’incontro interverrà la compagnia milanese La confraternita del chianti, che sarà ospite della prossima stagione di Speakeasy Varese con lo spettacolo Esodo che affronta il tema dell’esodo istriano.
Sarà presente diretta skype da Kabul, Selene Biffi, consulente ONU e vincitrice del Romano Rancilio Award per la sua sorprendente storia imprenditoriale.
Ingresso alla serata con spettacolo OZ- Storia di una migrazione:
– 4 Euro per i bambini minori di 14 anni
– 10/8 Euro per gli adulti e i maggiori di 14 anni (ridotto per studenti, attori professionisti, tesserati Red Box e per chi verrà in teatro in bicicletta)
Aperitivo 5 Euro (con uno sconto per chi porta il bicchiere da casa)
Info e prenotazioni speakeasy@karakorumteatro.it
Fb: www.facebook.com/speakeasyteatrodicontrabbando – www.facebook.com/KarakorumTeatro
Massimiliano Comparin:
classe 1973, di professione copywriter pubblicitario, lavora tra Milano e Roma. E’ direttore editoriale della casa editrice varesina Edizioni dEste. Ha esordito con la scrittura nel 2010 con il premiato thriller storico «I cento veli» in cui tratta il tema dell’esodo istriano e delle foibe in una modalità priva di strumentalizzazioni politiche; pubblicato da Nem ed in seguito acquistato da Baldini&Castoldi, è ora in terza edizione con Edizioni dEste.
Il nuovo libro di Comparin «Il male accanto», ambientato negli anni di piombo, parla di infiltrazioni mafiose nel Nord Italia, è uscito a ottobre 2015 per Jouvence editore.
Silvestro Pascarella:
(Busto Arsizio, 16 gennaio 1966)
Comincia molto presto a frequentare la redazione di Busto Arsizio de La Prealpina: a diciannove anni fa le sue prime corrispondenze. Nel frattempo si laurea in Filosofia all’università Cattolica di Milano e diventa presto giornalista professionista. Nei suoi servizi prevale sempre il lavoro di ricerca, sia quando si misura con i fatti locali, sia quando si confronta con i personaggi politici della scena nazionale. Convinto difensore del giornalismo d’inchiesta, avvia una serie di reportages, tra cui quello in Afghanistan insieme alle forze della Nato, dal quale è tratto il libro La rivoluzione della verità, Edizioni dEste ©2015.
La rivoluzione della verità. Un viaggio nell’Afghanistan di oggi
Questo libro è un’opera composita. È un avvincente racconto reportage nello stile del giornalismo narrativo ma anche un diario di momenti di vita, di incontri e di impressioni personali, scritto da Silvestro Pascarella e illustrato da una selezione di splendide immagini scattate da Davide Caforio, al ritorno dal loro viaggio nell’Afghanistan di oggi, compiuto al seguito del contingente italiano della missione Isaf della Nato in un paese alle prese con la propria ricostruzione e con un processo di democratizzazione irto di difficoltà. Intersecati ai capitoli in cui l’opera si articola ci sono stralci tratti dalle riflessioni di giovani studenti delle scuole in cui gli autori sono sovente chiamati a raccontare la loro esperienza e a testimoniare cosa succede e come sta cambiando quella parte di mondo. Utile proprio in una funzione divulgativa anche l’inquadramento storico e geopolitico al quale ha collaborato il Tenente Colonnello Stefano Sbaccanti. Ha scritto la sentita prefazione Greta Ramelli, la cooperante rapita in Siria, testimone preziosa, che rompe il silenzio regalandoci un punto di osservazione coinvolto e partecipe.
A questa opera si può arrivare, in un percorso di conoscenza e approfondimento, o da quest’opera si può partire, per cercare di andare oltre l’informazione che ci giunge dai notiziari o attraverso le news rilanciate dai giornali, e per provare a conoscere, guidati dagli autori, l’Afghanistan da dentro le sue città e i suoi villaggi, immersi nei suoi panorami, muovendosi idealmente nei luoghi in cui il popolo afghano, le sue istituzioni e le forze internazionali di pace costruiscono, giorno dopo giorno, con fatica e non senza contraddizioni, una nazione nuova.
Farhad Bitani:
Farhad Bitani, classe 1986, ex Capitano dell’esercito afghano. È nato e cresciuto immerso nella guerra. Durante la sua infanzia ha vissuto la guerra da vincitore, perché suo padre era uno dei Generali che hanno sconfitto il potere sovietico; più tardi ha vissuto la guerra da perseguitato, perché suo padre era nemico dei talebani, che detenevano il potere. In seguito ha vissuto la guerra da militare, combattendo egli stesso contro i talebani.
Ha compiuto i suoi studi in Italia, in Accademia e alla Scuola di Applicazione, poi un giorno di vacanza del 2011, è accaduto un fatto che ha cambiato la sua vita. Ha lasciato le armi, si è trasferito definitivamente in Italia come rifugiato politico e ha deciso di spendere la propria vita per costruire la pace.
«L’ultimo lenzuolo bianco. L’inferno e il cuore dell’Afghanistan»
«Quando andrò in Afghanistan per raccontare la ritirata, l’ennesima, dell’Occidente, porterò con me questo libro di Farhad Bitani. Perché raramente ho sentito, in un libro che parla di molte cose, l’odore della guerra: fumo, sudore pane stantio e immondizie. È l’odore delle cose che non sono più e non sono ancora morte. La vita non l’ha ancora afferrata questo giovane afgano: ella ha per lui un’aria di inafferrabilità. Ma in questo libro è già stata ridotta in minimi termini. C’è tutto, anche se in linee sottilissime. Racconta cose terribili e piccoli gesti della vita quotidiana che, in quello spazio, hanno un significato arcano e difficile. Guarda dentro con infinita pazienza. Racconta di qualcuno che è stato ucciso. Le parole non esprimono emozione: è un fatto. Si nasce, si combatte, gli amici muoiono, i nemici muoiono, si muore noi stessi.»
Domenico Quirico